Il dipartimento R&D di Gaudino insieme all’ufficio tecnico, sensibilizzati dal crescente interesse dei clienti verso soluzioni a risparmio energetico, in particolare durante l’attuale periodo dove il caro energia ha mostrato il conto più salato, hanno condotto un’analisi comparativa relativa ad sistemi di refrigerazione muniti di inverter VS sistemi dotati della sola parzializzazione meccanica per regolare la potenza frigorifera dei compressori a vite.

Il risultato dello studio è stato molto interessante: il risparmio energetico derivante dall’impiego degli inverter è pari ad almeno il 10%*, che si traduce in un risparmio economico rilevante, soprattutto alla luce delle attuali quotazioni energetiche di mercato, pari a 150-250 €/MWh nei periodi Q4-2021 e Q1-2022.

Come è stata condotta questa analisi? Facciamo un passo indietro.

Le celle frigorifere industriali, per esempio adibite alla conservazione, sono soggette ad un fabbisogno fortemente variabile durante l’anno: nei mesi di luglio, agosto e settembre si raggiungono i picchi per cui l’impianto è stato dimensionato, mentre nei mesi invernali a causa delle basse temperature esterne e del basso indice di rotazione del magazzino, il carico frigorifero risulta molto ridotto rispetto alla potenza nominale.

In particolare, dall’analisi del consumo elettrico dell’anno 2021 di un impianto per la conservazione della frutta, decisamente energivoro, si è ricostruita la tendenza annuale del fabbisogno e come l’impianto ha operato per inseguire la “domanda di freddo”.

*Il caso oggetto di studio è un impianto costituito da due motori con potenza elettrica nominale pari a 250 kW ciascuno, privo di inverter ma dotato di parzializzazione meccanica per la regolazione della portata di fluido frigorifero. I valori, acquisiti con periodicità al minuto, relativi all’assorbimento elettrico ed alla parzializzazione di funzionamento, hanno restituito, dati aggregati mese per mese, interessanti.

Il valore medio annuo della potenza erogata dall’impianto, quando attivo, è risultato pari al 65 % di quella nominale: valore basso che colloca l’impianto in una zona di funzionamento ove la parzializzazione meccanica porta ad un’inefficienza fluidodinamica importante (circa un 15% di perdita di rendimento di compressione rispetto al funzionamento con potenza nominale). Alla luce di questo dato, ricavato da test operativi svolti dal costruttore del compressore oggetto di studio, è stato possibile calcolare il dispendio energetico implicato da questa regolazione piuttosto inefficiente rispetto alla regolazione della velocità di rotazione tramite l’inverter.

A partire dal consumo annuo 2021 di due compressori, risultato essere pari a 1.005 MWh, si è stimato il consumo risparmiabile con l’introduzione degli inverter. Questi ultimi, raggiungono un rendimento elettrico > 98%, e regolano la portata di fluido in maniera pressoché direttamente proporzionale alla velocità di rotazione. Le inefficienze fluidodinamiche sono pertanto trascurabili: è possibile affermare che in un anno si sarebbero potuti risparmiare almeno 10 MWh (ovvero almeno -10% di consumo).

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